Si parte dal paesino di Melago, al termine (e' proprio il caso di dirlo, finisce contro un recinto di legno) della strada della Vallunga, un valle laterale che si dirama nei pressi del lago di Resia, in Alto Adige. E' un paesino giocattolo, un po' da cartolina svizzera, con pascoli di erba da campo sportivo e sentiero di ghiaietto bianco, escursionisti in costume tirolese con tanto di piuma nel cappello... Il sentiero piu' in la nella valle torna nella norma: piega a sinistra e si inerpica sul lato sinistro della valle seguendo il cavo della teleferica fino a un pulpito su cui si scorge la struttura lignea del rifugio Pio XI (o Weisskugelhutte) di proprietà del CAI Desio. La mattina si parte alle luce delle frontali alla volta delle lingue di ghiaccio che si scendono alla testata della Vallunga, qualche decina di metri piu' in basso del rifugio. Si scende una costa erbosa, si traversa un pendio sabbioso di sfasciumi su una sottilissima cengetta e si giunge al fronte del ghiacciaio per rimontarvi alla nostra sinistra. Ora siamo sulla morena centrale che divide due lingue di ghiaccio. La risaliamo su sfasciumetti, che coprono in realta' un dossone di ghiaccio, fino al suo termine, intorno ai 2900mt dove curva sotto la spettacolare seraccata della Vedretta di Croda e si impenna per depositarci sul ghiacciaio vero e proprio, dapprima molto crepacciato e poi piu' compatto ma con crepi gigantesci da cui stare molto lontani... Non appena il ghiacciaio diminuisce un po' di pendenza i crepi smettono e la nostra traccia abbandona quella della normale e punta decisamente a destra, in direzine della sella tra la quota 3250 del primo risalto di roccia marcia della cresta nord e l'inizio della cresta percorribile. In poco siamo sulla sella, non senza fatica e saltando ancora qualche crepo, ma da qui iniziamo il nostro gioco. Dapprima la cresta e' larga e di facili rocce compatte, poi si restringe con rocce montonate ma sempre coperte di neve nei punti giusti, per non farci fare troppa fatica e non segnare le rocce con i ramponi... Dopo la meta' diventa nevosa e si impenna passata una sella con due crepacci ortogonali. Ora ci troviamo sotto il grande risalto che sostiene l'anticima, lassu' sopra di noi, difesa dalle ultime roccette: attacchiamo l'affilato spigolo di neve che subito si scopre essere poca e molle: i ramponi devono percio' lavorare sul sottostante ghiaccio, che pero' non e' mai troppo compatto e regala una buona presa alle punte d'acciaio. Che bello! ci fermiamo per delle foto. Marcello sopra di me sembra su un famoso spigolo Himalaiano... e sotto di me la parete precipita fino all'ultima selletta, disegnata sul filo di cresta dalla nostra traccia! Io sono un pivello e percio' assaporare questa sensazione mai provata mi riempie di gioia e, a dire il vero, anche un po' d'orgolio! per una delle poche volte mi sento proprio dove vorrei essere, non ho paura, me ne infischio proprio della fatica. Attorno a me solo cielo, le montagna sono lonatane, le uniche persone sono puntini sulla normale e il mio socio in realta' non e' una persona: e' il mio socio e basta. Provo a scattare due foto ma capisco che non c'e' nulla da fare: sono emozioni e non restano sullo schermo della digitale. Continuiamo: ancora ghiaccio, poi roccette da salire tra i canalini ghiacciati fidandosi di prese che ripensandoci... Anticima, poi Vetta. Due metri quadri di roccia rossa e una croce fiammeggiante. Una cordata, in tedesco, ci da il benvenuto (chi si ricorda la parola esatta? pare sia un'abitudine di chi si trova in vetta). A guardar sotto e' tutto un aprirsi di crepi e un allungarsi di lungue di ghiaccio che spingono morene curve giu' per le tre valli che si diramano dalle pendici della Weisskugel. Gli amici dell'Ugolini sono sul Similaun per l'uscita finale del corso di Alpinismo: quale sara'? Qui e' uno spettacolo maestoso, un susseguirsi di vette ognuna delle quali, nessuna esclusa, e' il vertice di un ghiacciaio che precipita verso il nulla nella nebbia che copre i fondovalle. Firmiamo il libro di vetta e giu dalla normale... che e' cmq una bella via. Scende prima le roccette della cresta sud che dopo poco diventa nevosa, poi si allunga verso ovest su un nevaio a calotta (weisskugel pare voglia dire proprio calotta bianca, in barba alla storpiatura della traduzione italiana) che porta a un salto di ghiaccio da "gattonare" all'indietro, poi gira sotto il salto di ghiaccio, in direzione est, traversando sotto i contrafforti sud, piega verso nord costeggiando a est la calotta ormai ben alta sopra di noi. Due bocchette dopo siamo di nuovo in vista della cresta, sul ghiacciaio nord, che percorriamo in discesa fino al punto dove la nostra traccia si era staccata da quella della normale e proseguiamo sul cammino gia' fatto la mattina indietro, lungamente, fino al rifugio. Birra per festeggiare, anzi Radler (5.5euri... 'azz!), e a casa! |